maestri di gioia
Potrai essere il maestro più preparato al mondo,
colto e con una mente allenata,
ma ciò che ti servirà, in una scuola,
non è rinchiuso nel tuo bagaglio di conoscenza e di sapere.
Se quando entrerai in classe,
ti preoccuperai di guardare i tuoi alunni negli occhi,
pronto a coglierne lo stato d’animo,
che a volte si cela dietro alla disattenzione,
alla svogliatezza o alla noia;
se saprai mettere da parte l’insegnamento,
per fare posto alla conoscenza di ognuno di loro,
prendendo tempo per riconoscerne l’unicità;
se saprai accogliere i loro sorrisi come un dono,
e farne una base per aprirli alla conoscenza e alla scoperta del nuovo;
se saprai fregartene della provenienza di ognuno di loro,
della sua religione, del colore della pelle, del suo genere,
del suo essere diverso,
guardando ad ognuno come a un bocciolo di vita,
che si apre al mondo senza pregiudizio alcuno;
se saprai andare oltre i suoi errori,
che sono la strada per imparare;
se saprai vedere l’immenso che custodisce ognuno,
quello che andrebbe portato fuori,
oltre ogni sapere,
l’umanità che dà senso a tutte le cose;
se saprai riconoscere le sfumature del suo mondo,
che si traducono in parole,
in frasi che gli danno forma e colore,
in disegni che raccontano di lui,
in gesti che ti dicono “sono qui, ma vengo da altrove”;
se saprai essere leva delle sue passioni,
accendendo lo sguardo e l’attenzione,
sintonizzarti sulle sue emozioni,
come un compagno di viaggio che guarda nella stessa direzione;
se saprai accogliere la diversità,
le differenze che fanno di ognuno l’uno,
porgendogli la mano;
se saprai farlo sentire accettato quando si sente escluso o inadeguato,
sostenuto quando è deriso,
premiato quando ha fatto del suo meglio;
se saprai disinteressarti ai paragoni,
e dare a ognuno i suoi tempi,
guardando all’impegno e non ai risultati;
se saprai fare tutto questo
e non ti accontenterai di diffondere “sapere”,
come un insieme di conoscenze astratte,
un elenco di cose estraneo alla vita,
destinato a rimanere sui libri,
avrai già insegnato molto.
Perché chi “insegna” davvero, non bada al sapere della mente,
ma solleva emozioni.
Apre finestre nuove sul mondo
e si affaccia con gli alunni a guardare.
Condividendo l’entusiasmo, l’eccitazione per le scoperte,
la voglia di liberare strade nuove.
Regala ogni giorno uno strumento in più
utile a conquistare autonomia,
a coltivare la curiosità e la voglia di imparare,
a decifrare gli eventi,
a dargli un senso,
a capire gli altri,
a condividerne i sentimenti e le emozioni,
ad essere empatici,
anche con chi non ci assomiglia.
A rispettare le diversità
comprendere le differenze.
E il più importante insegnamento sarà aiutare ogni alunno
a capire “chi è davvero”,
perchè si senta meno fragile,
incluso in ciò in cui si riconosce,
consapevole dei suoi limiti e di ciò che è in grado di dare,
perchè non si senta mai schiacciato dai conflitti,
o trascinato dal destino,
ma sia in grado di portare nella vita di ogni giorno
la serenità che gli è cresciuta dentro.
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Ci sono due modi per abbracciare l'impossibile: scrivere e disegnare. Io ci provo, ogni giorno.
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