La vasca del Führer, rendere l’abisso nel particolare

“La sensazione di essere pienamente sé stessi produce un’euforia più forte di una droga…”
Questa è la frase che conserverò del libro La vasca del Führer, di Serena Dandini.
Sottolineata più volte, per sentirla più mia, partecipata.
Perché la storia di Lee Miller è soprattutto il racconto di una sfida. Quella di una donna straordinariamente fuori dal suo e dal nostro tempo.
Caparbia nell’affermare un modello femminile estraneo al contesto in cui vive.
Sincera nel mostrarsi, oserei dire vicina all’autenticità innata dei bambini, ancora liberi da ogni morale.
Esperta nel vivere le emozioni, perfezionare il modo di assecondarle.
Creativa, capace di coltivare bellezza, nella fotografia, nel modo di guardare all’arte, di farne luogo d’incontro, vincolo d’amicizia e d’amore.
Sfrontata, ironica, appassionata, trasgressiva, ribelle.
Coraggiosa di fronte all’orrore che dilaga durante la guerra, ferma nel testimoniarne il dettaglio, renderne l’abisso nel particolare.
Capace di accantonare l’intera sua vita per nascondere il dolore. Chiuderla in una scatola in soffitta dove attraverso questo libro in molti sono tornati a guardare.
Pagine che ci ricordano l’importanza di vivere in pienezza e quella di non dimenticare.
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