Il giorno del mio matrimonio
Incipit di una possibile storia, nella Notte del Lavoro Narrato.

Il primo battito è un tonfo nel petto.
Risale nella gola mentre salgo sul primo gradino dell’altare e la vedo arrivare.
Allento la cravatta, ma la stangata veniva da dentro.
Spinge sulle costole, non trova spazio, il cuore.
Non ho più la folla di occhi addosso. L’attenzione si sposta all’ingresso della Chiesa, si incatena alla sposa.
Così contraggo il viso in una smorfia e prendo a battere ripetutamente, come per un tic, le ciglia. Strofino gli occhi ma non basta, le immagini si fanno più confuse, il colore si è perso nella nebbia che le appanna.
In controluce, il suo corpo vestito bianco, è una sagoma longilinea sfocata, oscilla e si sovrappone alla figura scura che l’accompagna.
Procede così, nel corridoio della navata, ondeggiando, come sul ponte di una nave. Sono io a muovere le onde. Viene dalla mia carne la tempesta.
Quando lei mi raggiunge sono già perduto. Sospeso in una pausa del respiro, lunga, come se la vita si fosse piegata su se stessa a recuperare fiato. Spalanco la bocca. Troppi fiori, troppi ceri, lo hanno rubato loro tutto l’ossigeno dell’aria.
Sento l’orchestra stonata delle vene, e lei è vicina, sorride.
Il sangue risale a scossoni verso l’area in cui si muovono i pensieri.
È questo il giorno.
Boccheggio adesso e tremo, mentre ce l’ho davanti: il suo braccio che si scioglie dal padre, lei che mi guarda mentre si sistema sulla scena, al mio fianco. Inclino il viso a posarle un bacio sulla guancia, ma le gambe non reggono, oscillo. Mi aggrappo alla sua testa, le strappo il velo mentre cado
Il secondo battito è il buio. Mi fa chiudere gli occhi.
È un sipario che cala sul giorno. Il giorno del mio matrimonio.
Felicia Lione #lavoronarrato #nottesocial
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La sposa appariva leggiadra, una nuvola di vapore, con l’incanto negli occhi e nell’anima. Un’immagine perfetta.