Concediamogli, ogni giorno, la loro favola, a noi e a loro.
“Mamma, mi racconti una storia?”
Ci cercano i bambini. Chiedono attenzione. E questa è la domanda che pongono più di frequente.
Vogliono favole, racconti.
E vogliono che siamo noi genitori a raccontare.
Niente cattura di più la loro attenzione.
Perché lì, nel nostro narrare, ci incontriamo.
Incrociamo l’attenzione, l’esserci, il fare ed il pensare, insieme.
Loro ascoltano e chiedono e si emozionano.
E in quei momenti siamo tutti per loro e loro tutti per noi.
Quante cose gli insegniamo con il narrare.
Gli raccontiamo il mondo, il bene e il male, la morte, l’amicizia, l’amore.
Perché abbiano un filtro sul mondo per leggere ogni evento, senza rimanere sconcertati.
Gli insegniamo a gestire le emozioni, a capire che ci sono le battaglie, le sconfitte e i nuovi inizi.
E le conquiste, che richiedono impegno e lavoro.
Che ci sono persone buone ed altre meno.
Che ci sono i mostri, quelli veri, di cui non ci dobbiamo fidare.
E che non c’è nulla che non si possa raccontare alla propria mamma e al proprio papà.
Che anzi, un giorno, quelle storie vogliamo sentirle da loro.
Che ogni gioia può essere raccontata e condivisa.
Ma può esserlo anche ogni cosa che gli fa paura, che li turba o li fa arrabbiare.
Perché non c’è un modo migliore per cacciare via i pensieri cattivi,
ed è quello di raccontarli alle persone care. A quelle di cui ci fidiamo.
Con il nostro raccontare gli insegniamo quello che gli servirà di più da grandi.
A non chiudersi nel silenzio, a comunicare.
Perché un giorno non soffochino le emozioni in loro stessi, alimentando paure e incomprensioni.
Il parlare sdrammatizza, sfuma le tensioni e ci aiuta ad affrontare le situazioni peggiori.
Io le ricordo le favole che ho ascoltato da bambina.
Ricordo quella bolla magica che si formava attorno alle parole, proiettando immagini colorate.
Ricordo i racconti attorno al fuoco acceso, seduti nella penombra ad ascoltare, o nel letto, la sera.
E sono i ricordi più belli, più dei giocattoli, delle feste, dei regali.
E allora lasciamo che ogni sera, nel rito del racconto,
si addormentino dietro alle parole che sfumano e che nei loro sogni si fanno farfalle, fate, castelli incantati.
E noi, che corriamo, ogni giorno, tra mille impegni e scadenze, fermiamoci. Anche noi.
Perché ci sono draghi da sconfiggere. E tappeti volanti per scoprire orizzonti nuovi.
Concediamogli, ogni giorno, la loro favola, a noi e a loro.
Per lasciare a terra gli impegni e volare lontano.
Per dirgli che ci saremo, sempre, per raccontare e sentirli raccontare.
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Ci sono due modi per abbracciare l'impossibile: scrivere e disegnare. Io ci provo, ogni giorno.
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